STANDARD di razza, DENTATURE e EROSIONE GENETICA
La Commissione Standard della FCI ha prodotto un nuovo fac-simile di standard, una falsariga alla quale gli standard di razza devono conformarsi, pubblicato da pochi giorni. In questo documento si mettono in evidenza alcuni punti che erano critici, vuoi per generale mancanza di correttezza, vuoi per specifici errori che si sono mantenuti nel tempo. Gli standard sono infatti patrimonio del Paese d’Origine e non necessariamente scritti da specialisti di anatomia o di genetica, e può essere (ed è) che un tratto richiesto o preteso alla fine dell’800 sia in effetti improbabile o geneticamente o strutturalmente. Va da sè che le odierne migliori competenze rendono talune di queste descrizioni decisamente obsolete. E modifiche vengono suggerite o imposte.
Uno di questi tratti e anzi uno dei più pesanti dal punto di vista delle conseguenze che può portare, è la descrizione della dentatura, soprattutto per quanto attiene alle anomalie di numero e nello specifico alla mancanza dei denti premolari (Pm) o dell’ultimo molare inferiore (M3).. Forse per chi non è addentro alla materia cinotecnica può essere difficile apprezzare la questione, ma in alcune razze un individuo può essere perfettamente tipico, sanissimo e di carattere equilibrato, ma se gli manca congenitamente un Pm viene squalificato e non verrà mai usato in riproduzione.
Potrebbe sembrare una piccola perdita, un individuo scartato tra i tanti che nascono ma non è affatto così: questi soggetti “perduti” sono tanti, troppi nella piccolissima popolazione selezionata che va in riproduzione partecipando alla storia della propria razza e questi perduti potrebbero essere gli ultimi rappresentanti (o fra i pochi) di linee peraltro preziosissime che nessuno manterrà e si estingueranno; questa EROSIONE genetica è un fenomeno devastante: troppo spesso gli allevatori usano pochi soggetti e tutti gli altri, appartenenti alla stessa generazione, vengono dimenticati (scartati) e, quando una linea genealogica si estingue, non c’è niente che possa riportarla indietro…
E così, quando ero all’Università, essendomi scontrata con questa situazione direttamente, dato che nel Pastore Belga la mancanza di Pm era frequente, su consiglio dei vari professori che avevo consultato, iniziai uno studio piuttosto esteso, durato ben tre anni, che fu pubblicato, nel 1983, su “I Nostri Cani”, rivista ufficiale dell’ENCI, in due parti. Scopo dello studio era dimostrare che la variabilità della dentatura del cane è molto antica (presente già in fossili di 27.000 anni, vedi foto), comune (la frequenza varia tra le razze e anche tra le popolazioni) ed è un tratto evolutivo, diretto verso una maggior specializzazione carnivora e che quindi non dovrebbe essere penalizzato. I cani hanno un numero di denti alto, fra i carnivori, 42 in totale,e quelli più specializzati come i grandi felini ne hanno 30 (mancando loro 12 elementi tra Pm e M) . Lo studio, nel quale si lasciò coinvolgere il Veterinario, allevatore e Giudice Giovanni Ventura che controllò per molti mesi la dentatura dei pazienti che entravano nel suo ambulatorio, ebbe moltissime critiche e poche aperture, anche se in qualcuno deve aver instillato il dubbio.
Perciò si capisce ora che.quando ho visto la nuova bozza di standard FCI, dopo quasi 33 anni, recitare:
“Raccomandazioni: la mancanza del Pm1 e del M3 è provato scientificamente essere un tratto evolutivo (…) pertanto non sarà più considerato come difetto da squalifica (General Committee – Amsterdam – Novembre 2014)” bè, mi si è aperto il cuore…
Barbara Gallicchio